A seguito della presa al potere dei talebani in Afghanistan nel 2021, in Asia Centrale i cosiddetti “-Stan” stanno implementando la cooperazione economica con Kabul, spinti dal pragmatismo e dalla necessità di mantenere la sicurezza regionale. Tuttavia, la presenza di gruppi terroristici quali Jamaat Ansarullah e lo Stato islamico della provincia di Khorasan (ISIS-K) in Afghanistan potrebbe costituire un freno agli affari nella regione.
L’instaurazione dell’Emirato dell’Afghanistan e il contesto economico regionale
Nei tre anni trascorsi da quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, il Paese ha sperimentato una relativa calma, specialmente a fronte dei molteplici rischi che si prospettavano – flussi migratori verso l’Asia centrale, accrescimento dei movimenti terroristici e del traffico di stupefacenti. In assenza di una reale opposizione, l’esecutivo talebano ha infatti potuto consolidare il proprio potere indisturbato.
Secondo un rapporto di giugno 2024 della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), “sebbene due gruppi di resistenza anti-talebani… abbiano effettuato attacchi confermati nella capitale, l’opposizione armata nella capitale e nelle province settentrionali non ha rappresentato una sfida significativa al controllo territoriale dei talebani da quando i talebani sono tornati al potere nell’agosto 2021“1.
Mentre in ambito istituzionale-amministrativo si assiste all’instaurazione di una gerarchia teologico-militare dedita alla rigida applicazione della Shari’a e all’affermazione del predominio dell’etnia Pashtun, in ambito economico i talebani devono fronteggiare un complessivo peggioramento della qualità della vita, dovuto alla malnutrizione diffusa, alla disoccupazione e all’economia stagnante.
Per tale motivo la politica estera dei talebani ha messo al primo posto la cooperazione economica e la promozione di relazioni pacifiche con le nazioni limitrofe, rifiutandosi (almeno formalmente) di fornire supporto a gruppi armati che potrebbero rappresentare una minaccia per gli altri Paesi: il principio di neutralità sembra attualmente il cardine della politica estera di Kabul.
La mancanza di riconoscimento ufficiale a livello internazionale della neonata entità statale rappresenta un ostacolo significativo agli investimenti esteri; nonostante ciò, negli ultimi tre anni circa 7 miliardi di dollari in investimenti, soprattutto cinesi, hanno raggiunto il Paese. Le rotte di transito, le risorse naturali e la diplomazia energetica sono fattori economici chiave che accrescono l’attrattiva dell’Afghanistan come snodo logistico tra l’Asia centrale e meridionale, specialmente verso Pakistan e India. E sebbene sia naturalmente inferiore rispetto a quella con Pechino, la cooperazione economica tra le nazioni dell’Asia centrale e Kabul sta acquisendo slancio.
Kazakistan
A dicembre 2023 il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha rimosso i talebani dall’elenco delle organizzazioni bandite, dove il movimento era stato iscritto nel 2005 in accordo con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU, “tenendo conto dell’importanza di sviluppare la cooperazione commerciale ed economica con l’Afghanistan e dell’influenza a lungo termine del movimento talebano nel Paese”2 .
A dimostrazione di ciò, nonostante i talebani sia tutt’ora sanzionati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, Astana sembra disposta a rischiare screzi con Washington a causa dei buoni rapporti con Kabul, in contrasto con la prudenza adottata dall’esecutivo kazako nel condurre affari con Mosca per non violare le sanzioni secondarie statunitensi.
Il Kazakistan ha adottato una politica estera orientata all’export, particolarmente nell’ambito dei prodotti agro-alimentari. Un’analisi dei dati sulle esportazioni kazake verso l’Afghanistan rivela che Astana ha aumentato le proprie esportazioni di farina e grano verso l’Emirato tramite il porto uzbeko di Termez-Hayratan, raggiungendo un valore superiore a 1,6 miliardi tra il 2022 e il 2023, con l’intento di portare il commercio bilaterale a tre miliardi di dollari3 . A ciò si aggiungono prospettive di sviluppo dell’industria chimica, mineraria e metallurgica (in merito si sono già tenuti tre “Forum sul Business” Kazakistan-Afghanistan). Inoltre, il regime talebano non rappresenta una minaccia imminente alla sicurezza kazaka, date la mancanza di un confine condiviso o di una consistente minoranza Pashtun in Kazakistan. Di conseguenza il Kazakistan, rispetto ad altri Paesi dell’Asia centrale, può mettere in secondo piano il tema della sicurezza nazionale nei rapporti con l’Afghanistan a vantaggio dei legami commerciali. Ad agosto 2024, il viceministro degli Affari Esteri kazako ha dichiarato di aver accreditato il rappresentante dei talebani quale incaricato d’affari dell’Afghanistan ad Astana4, rendendo il Kazakistan il terzo Paese a riconoscere un diplomatico talebano, dopo la Cina e gli Emirati Arabi Uniti.
Uzbekistan
Il 17 agosto 2024 il primo ministro uzbeko Abdulla Aripov5 è arrivato a Kabul, dove è stato accolto per la firma di numerosi accordi commerciali6.
“L’Uzbekistan è stato il primo paese a stabilire relazioni ufficiali con l’Emirato islamico e queste relazioni sono attualmente mantenute sulla base di buona volontà e cooperazione. Presto, l’ambasciatore dell’Emirato islamico sarà ricevuto a Tashkent“, ha affermato Aripov. I due Paesi hanno siglato 35 accordi di cooperazione per un valore di 2,5 miliardi di dollari in investimenti nei settori energetico, agricolo e manifatturiero.
Il completamento del progetto ferroviario trans-afghano, che collegherebbe l’Asia centrale e la Russia all’Asia meridionale attraverso l’Afghanistan, rappresenta l’opportunità più significativa per implementare il trasporto di merci con i porti del Pakistan affacciati sul Mar Arabico7.
Tuttavia, nonostante il forte interesse commerciale, sussistono alcune frizioni tra Tashkent e Kabul.
La costruzione sul lato afghano del canale Qosh Tepa devierebbe risorse idriche dirette verso l’Uzbekistan8, che dipende in larga misura dall’acqua dell’Amu Darya per l’irrigazione interna. La gestione delle risorse idriche costituisce un acceso tema di dibattito tra i due governi: l’Afghanistan, insieme al Tagikistan e al Kirghizistan, è tra i Paesi a monte nella regione, i quali tentano di trattenere e sfruttare crescenti volumi idrici dai fiumi che originano nei massicci montuosi. D’altra parte, i Paesi a valle, ovvero Uzbekistan, Turkmenistan e Kazakistan, spingono invece per assicurarsi la quantità di acqua di cui necessitano per i propri settori agricoli in crescita.
In merito alla questione securitaria, la preoccupazione maggiore per Tashkent deriva dalle minacce al confine poste dalla presenza di Daesh con Kabul, che da parte sua, sta implementando le proprie capacità nell’antiterrorismo per limitare la presenza dell’ISIS-K in Afghanistan.
Ciò rende i talebani, per i Paesi dell’Asia centrale, un partner – inusuale – nella lotta ai movimenti jihadisti ritenuti più radicali e pericolosi, col fine di limitare eventuali infiltrazioni terroristiche nei porosi confini meridionali della regione. I talebani avrebbero infatti eliminato le cellule dell’ISIS-K che avevano preso di mira l’Uzbekistan e il Tagikistan nel 2022 con l’impiego di razzi, e da allora non sono stati lanciati ulteriori attacchi transfrontalieri. Tuttavia, la cooperazione a livello di intelligence tra Kabul e i Paesi dell’Asia meridionale sulle attività di gruppi insurrezionalisti rimane al momento limitata.
Turkmenistan
A seguito della riconquista del potere da parte dei talebani, il Turkmenistan è stato tra i primi a fornire aiuti tramite un corridoio umanitario verso l’Afghanistan, prevalentemente per scongiurare ingenti flussi di migranti afgani verso i propri confini.
L’aspetto più significativo delle relazioni bilaterali tra i due Paesi riguarda il progetto TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India), componente cruciale della strategia del Turkmenistan per diversificare le proprie rotte di esportazione del gas: la grande parte dei gasdotti turkmeni è stata progettata e costruita durante l’era sovietica e pensata per fornire gas alla Russia. Il TAPI – la cui costruzione era già stata progettata negli anni ’90 e poi sospesa a causa della guerra – dovrebbe trasportare 33 miliardi cubi di gas naturale annui dal giacimento di Galkynysh in Turkmenistan attraverso l’Afghanistan, fino al Pakistan e quindi in India. Sebbene il Turkmenistan continui a vendere il gas a Gazprom, la Cina rimane l’unico altro acquirente di rilievo e Ashgabat sta vagliando nuovi possibili partner. Esportando il gas verso gli energivori Pakistan e India, il Turkmenistan vede il potenziale di aumentare i ricavi dalle esportazioni energetiche e diversificare la sua dipendenza da un unico cliente. L’11 settembre 2024 alti ufficiali turkmeni e talebani hanno partecipato ad una cerimonia sul lato turkmeno del confine riguardante la ripresa del progetto TAPI9: tuttavia, la sussistenza di sanzioni internazionali contro il regime talebano e soprattutto la mancanza di investitori gettano ombre sull’effettiva riuscita del piano.
Kirghizistan e Tagikistan
Il volume degli scambi tra il Kirghizistan e l’amministrazione talebana è aumentato negli ultimi tre anni raggiungendo la cifra di 50 milioni di dollari. A settembre 2024 Bishkek ha rimosso i talebani dalla lista delle organizzazioni terroristiche per “assicurare la stabilità regionale e sviluppare ulteriormente il dialogo in corso”10 nonostante le preoccupazioni per la sicurezza delle popolazioni di etnia kirghisa del Pamir nell’Afghanistan nord-orientale. Il Tagikistan è l’unico Paese della regione che si è astenuto dallo stabilire relazioni politiche con Kabul in quanto percepisce la leadership talebana come una minaccia alla sicurezza nazionale: l’esecutivo tagiko accusa i talebani di sostenere l’organizzazione jihadista tagika “Jamaat Ansarullah” fornendo rifugio, armi e supporto finanziario all’organizzazione che intende rovesciare il governo tagiko11 e stabilire un emirato islamico12. Tuttavia, Dushanbe starebbe rivalutando la propria postura verso l’esecutivo afgano in considerazione delle esportazioni di energia idroelettrica e della cooperazione nell’ambito della sicurezza per sconfiggere il gruppo terroristico dell’ISIS-K, che ha reclutato molti militanti dal Tagikistan. Secondo alcuni analisti, questa scelta sarebbe stata mediata dalla Cina e dal Kazakistan per favorire l’integrazione dell’Afghanistan nel circuito economico regionale. Nel 2023, il Tagikistan ha esportato 2,7 miliardi di kWh di elettricità per un valore di 110,4 milioni di dollari verso l’Afghanistan, accordo rinnovato anche per il 2024.
Verso un futuro di cooperazione?
Per la maggior parte delle nazioni dell’Asia centrale i crescenti impegni con l’Afghanistan sono motivati dalla speranza che i talebani possano stabilizzare il Paese e diminuire il rischio terroristico legato ad altre sigle jihadiste. Questi sviluppi indicano che i vari -Stan (caratterizzati da regimi laici e con una popolazione a maggioranza sunnita) mirano a normalizzare le relazioni con un’entità statale teocratica che propugna una visione dell’Islam totalmente differente da promossa dai governi ,nella speranza di garantire una maggiore pace e stabilità nell’intera regione attraverso la cooperazione economica, le relazioni commerciali e i progetti logistico-energetici. Ciononostante, i Paesi dell’Asia centrale continuano a sostenere la necessità di maggior inclusione da parte del governo afghano e di tutela dei diritti umani, in particolare di uiguri, uzbeki, tagiki e altri gruppi etnici, per formare un governo che rifletta la diversità etnica del Paese. La mancanza di inclusione potrebbe difatti alimentare disordini etnico-tribali, considerando che la base associativa dei gruppi jihadisti è sovente costituita da minoranze etniche, e tali riverberi di instabilità potrebbero riversarsi ben oltre i confini afghani. Se dunque si riuscisse a garantire la stabilità e la sicurezza dell’Afghanistan, quest’ultimo avrebbe buone possibilità di diventare un hub di trasporto per i paesi dell’Asia centrale verso nuovi mercati. Ciò implicherebbe un lento ma progressivo cambiamento nella percezione dei talebani, soprattutto da parte delle entità statali limitrofe, e contestualmente, una crescente legittimità a livello regionale e internazionale del regime talebano.
- moral_oversight_report_english_final.pdf ↩︎
- https://caspiannews.com/news-detail/kazakhstan-removes-taliban-from-list-of-terrorist-organizations-2024-6-4-30/ ↩︎
- Increasing trade volume between Kazakhstan and Afghanistan ↩︎
- https://www.gov.kz/memleket/entities/mfa/press/news/details/831329?lang=en ↩︎
- Aripov attualmente è il funzionario governativo di più alto rango ad aver visitato l’Afghanistan dopo il 2021 ↩︎
- https://8am.media/eng/uzbekistans-billion-dollar-deals-with-the-taliban-strategic-ambitions-or-security-concerns/ ↩︎
- Il segmento ferroviario Termez-Hairaton-Mazar I Sharif, al momento è l’unico collegamento esistente tra gli stati dell’Asia centrale e l’Afghanistan ↩︎
- L’Afghanistan è uno dei paesi più vulnerabili al riscaldamento globale in quanto la maggior parte della sue risorse idriche provengono dallo scioglimento delle nevi e dai ghiacciai – “Afghanistan Water Resources Profile Overview”, USAID, 2 August 2021 ↩︎
- https://www.rferl.org/a/afghanistan-taliban-kazakhstan-kyrgyzstan-uzbekistan-tajikistan-turkmenistan/33126717.html ↩︎
- https://www.voanews.com/a/kyrgyzstan-follows-regional-trend-takes-taliban-off-terrorist-list/7775060.html ↩︎
- https://rus.ozodi.org/a/31476419.html ↩︎
- Il gruppo terroristico, originario del Tagikistan, è stato alleato dei talebani durante l’ultimo periodo di occupazione straniera in Afghanistan ↩︎