Convergenze e differenze tra le politiche dei Paesi centroasiatici, che alla COP29 di Baku hanno mostrato una crescente consapevolezza sul proprio ruolo.
L’Asia Centrale affronta sfide ambientali e gravi inefficienze istituzionali che ostacolano la transizione energetica. Durante la COP29 a Baku, i Paesi centroasiatici hanno confermato il loro impegno verso le energie rinnovabili, evidenziando la necessità di una cooperazione regionale per superare le difficoltà legate al cambiamento climatico e migliorare la sicurezza energetica. Iniziative come progetti congiunti e investimenti in infrastrutture energetiche sostenibili sono essenziali per un futuro più resiliente e verde.
Criticità ambientali: tra scarsità d’acqua e dipendenza da combustibili fossili
Oltre alle proteste degli attivisti ambientali, le questioni affrontate alla Conferenza delle Parti (COP29) di Baku, in Azerbaigian, continueranno a far discutere ben oltre la conclusione del vertice. Al di là del Mar Caspio, gli Stati dell’Asia Centrale sono consapevoli delle sfide ambientali che affliggono la regione. Tra queste, la scarsità d’acqua rappresenta un problema urgente, aggravato dall’eccessivo sfruttamento agricolo delle risorse idriche. Il disastro ambientale del Lago d’Aral e il lento prosciugamento delle acque del Mar Caspio sono fonte di danni economici, migrazioni forzate e deterioramento delle infrastrutture, i cui effetti potrebbero superare i benefici commerciali del Corridoio di Mezzo. In aggiunta, si prevede che le temperature aumenteranno di 1,2°C entro il 2030 e di 3,1°C entro il 2050. Ciò avrà un impatto sui livelli di precipitazioni e aggraverà ulteriormente la già critica situazione di scarsità d’acqua.
Sebbene l’Asia Centrale abbia una vasta gamma di risorse energetiche (fossili e non), la forte dipendenza economica dei Paesi dal gas e dal petrolio rende il fatto di affrontare queste emergenze ambientali ancora più difficile. Da non sottovalutare è inoltre l’impatto economico: le stime della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa (UNECE) indicano che sono necessari investimenti pari a circa 1.407 trilioni di dollari per progetti di energia rinnovabile, miglioramento dell’efficienza energetica e costruzione di reti di trasmissione e distribuzione per fornire un approvvigionamento affidabile di elettricità entro il 2050. Per garantire un futuro resiliente e sostenibile per l’Asia Centrale, sono dunque necessari interventi coordinati e investimenti su larga scala
L’Asia Centrale a Baku
La COP29 ha evidenziato il crescente impegno dei Paesi della regione nella lotta al cambiamento climatico, sottolineando il loro ruolo fondamentale nella transizione energetica globale grazie a iniziative ambiziose per lo sviluppo di energie rinnovabili.
Il Kazakistan si è distinto con l’annuncio di nuovi progetti che aumentano il suo portafoglio di energie rinnovabili e contribuiscono alla sicurezza energetica. Le principali iniziative includono un progetto di produzione di idrogeno verde nella regione del Mangistau, nel sud-ovest del Paese, che mira a integrare tecnologie sostenibili nell’economia locale. Kazakistan, Uzbekistan e Azerbaigian hanno anche raggiunto un accordo per la costruzione di una nuova linea elettrica sottomarina nel Mar Caspio destinata a collegare le reti di energia rinnovabile della regione caspica con l’Europa. Questo progetto si inserisce nella strategia kazaka per rafforzare il Corridoio di Mezzo come rotta commerciale ed energetica sostenibile.
Il Kirghizistan ha preso iniziative significative durante la COP29, firmando accordi strategici per promuovere le energie rinnovabili e sfruttare il proprio potenziale idroelettrico. Questi includono un accordo sull’energia nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica (ECO), una strategia per la collaborazione energetica con l’Azerbaigian e un accordo con l’Agenzia tedesca per la cooperazione internazionale (GIZ) per supportare progetti di energia pulita. La gestione delle risorse idriche è una delle sfide affrontate dal cambiamento climatico che sono al centro di queste iniziative.
L’Uzbekistan ha dimostrato un forte impegno nella cooperazione energetica regionale, sottolineando durante l’evento l’importanza delle infrastrutture condivise per accelerare la transizione energetica in Asia Centrale. Tale approccio mira a favorire legami economici e ambientali più stretti con i Paesi vicini, come evidenziato dall’accordo con Azerbaigian e Kazakistan, che rappresenta un esempio lampante di questa strategia. Contestualmente, il governo uzbeko ha firmato un importante accordo con la compagnia saudita ACWA Power per progetti di sistemi di accumulo di energia a batteria (BESS). Questo accordo rafforza l’impegno del Paese nello sviluppo di soluzioni sostenibili e nella lotta ai cambiamenti climatici.
Il Tagikistan ha ribadito il suo impegno nello sviluppo di infrastrutture per l’energia pulita, con un’attenzione particolare all’idroelettrico, che è la base del suo sistema energetico. Nel corso della conferenza, il Paese ha partecipato a discussioni regionali sulla gestione delle risorse idriche, sottolineando come le politiche regionali relative all’ambiente e all’energia sono direttamente influenzate dal cambiamento climatico.
Infine, il Turkmenistan ha utilizzato la conferenza per promuovere la sua futura posizione di esportatore di energia verde, concentrandosi principalmente sullo sviluppo dell’idrogeno come principale vettore energetico. Negli ultimi anni, il Paese ha mostrato segnali verso una transizione energetica sostenibile, ma continua a bilanciare questi sforzi con il suo ruolo tradizionale di fornitore di gas naturale, una risorsa ancora vitale per i mercati globali.
Questa concertazione tra i Paesi centroasiatici evidenzia un approccio collettivo per affrontare le sfide climatiche e promuovere una transizione energetica sostenibile, rafforzando al contempo i legami tra Asia Centrale ed Europa.
Prospettive favorevoli?
La COP29 ha messo in luce l’importanza cruciale della cooperazione regionale e internazionale per affrontare le sfide ambientali e climatiche che minacciano l’Asia Centrale. I Paesi della regione stanno dimostrando una crescente consapevolezza del ruolo strategico che ricoprono, in particolare, nella transizione energetica europea, adottando politiche ambiziose per lo sviluppo delle energie rinnovabili e la gestione sostenibile delle risorse.
Tuttavia, il percorso verso la transizione resta irto di ostacoli. La produzione e il consumo di combustibili fossili hanno un forte legame con le economie regionali e, in termini di riduzione delle emissioni di CO2, non ci sono prove di cambiamenti significativi verso una transizione energetica sostenibile. Ulteriori ostacoli significativi includono la fragilità delle infrastrutture, i conflitti latenti e la necessità di bilanciare la loro autonomia strategica con la crescente dipendenza da investimenti esterni. Senza contare le tensioni geopolitiche, che potrebbero minacciare la stabilità e il progresso verso economie più sostenibili.
Nonostante le numerose problematiche, ci sono le basi per prospettive favorevoli. La crescente attenzione dell’Unione Europea verso il potenziale energetico e geoeconomico di questa zona, insieme a iniziative di diversificazione come il Corridoio di Mezzo, dimostrano che c’è molto spazio per il dialogo e la cooperazione. È imperativo che i governi locali adottino un approccio strategico per massimizzare questi vantaggi. Questo approccio dovrebbe mirare a migliorare la connettività infrastrutturale e a ridurre i rischi per gli investitori attraverso politiche trasparenti e stabili. L’impegno mostrato alla COP29 rappresenta un segnale positivo, ma solo attraverso azioni concrete e a lungo termine sarà possibile garantire un equilibrio tra sviluppo economico, sicurezza energetica e tutela ambientale per le generazioni future.
Un impegno condiviso tra gli attori regionali e internazionali potrebbe trasformare queste sfide in opportunità, rafforzando il ruolo della regione come crocevia per i flussi energetici e commerciali, a beneficio non solo dei Paesi centroasiatici, ma anche del sistema economico globale.
Luca Urciuolo