L’ingresso della Bielorussia nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) apre alla possibilità di maggiore integrazione fra Europa e Asia. Permangono le sanzioni europee e la resilienza macroeconomica della Russia Bianca dipende eccessivamente dal Cremlino. Mentre Lukašenka cerca legittimazione a Occidente, Minsk vuole diversificare rapporti economici e orizzonti politici, ma senza voltare le spalle a Mosca.
La SCO accoglie il suo primo membro europeo: la Bielorussia
“Un grande vantaggio”. Così il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito l’ingresso della Bielorussia come membro a pieno titolo nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai[1]. Dopo il tempo record di poco più di un anno dalla domanda di adesione, Minsk è stata accolta nella SCO al 24° vertice di Astana, Kazakistan, il 3 e 4 luglio 2024. Il percorso di integrazione del paese est-europeo, tuttavia, può essere fatto risalire al 2010, quando la Russia Bianca iniziò il suo impegno attivo nell’Organizzazione in veste di “partner di dialogo”[2].
La SCO è un’organizzazione internazionale istituita nel 2001 a Shanghai, Cina, e composta da Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Russia e, appunto, la Repubblica Popolare Cinese. La Carta dell’Organizzazione, firmata l’anno dopo ed entrata in vigore nel 2003, contiene gli obiettivi e i valori della SCO, come il rafforzamento della fiducia reciproca, l’amicizia, il buon vicinato, la cooperazione fra gli Stati in temi quali sicurezza, energia e trasporti, la protezione della pace e dell’uguaglianza, il mutuo vantaggio, il non allineamento e il principio di apertura. Ci si riferisce a tali principi con l’espressione “Spirito di Shanghai”, che guida i lavori della SCO, le cui lingue ufficiali sono il russo e il cinese.
In via generale, la SCO promuove un ordine mondiale basato sui principi di diritto internazionale, sulla diversità culturale e su una cooperazione reciprocamente vantaggiosa ed equa[3]. Infine, il blocco rappresenta ormai il 40% della popolazione e il 24% del PIL mondiale. La sua rilevanza, quantomeno regionale, cresce a ritmi sostenuti, così come l’interesse politico ed economico di Minsk a giocare un ruolo da protagonista in questi nuovi equilibri.

Fonte: News Central Asia
L’economia bielorussa tiene. Ma per quanto ancora?
L’ingresso di Minsk nella SCO si inserisce nel più ampio intento del Presidente Lukašenka di diversificare i propri rapporti politici ed economici. Per quanto riguarda l’economia, la Bielorussia subisce dal 2020 pesanti sanzioni europee in risposta alle fraudolente elezioni presidenziali di quell’anno, alla repressione del dissenso, alla violazione dei diritti umani e alla complicità del Paese nell’aggressione militare russa nei confronti dell’Ucraina[4]. Questa situazione ha costretto Minsk ad appoggiarsi quasi completamente a Mosca. Tra il 2022 e il 2023, infatti, le esportazioni bielorusse hanno toccato picchi del 70% in direzione del vicino gigante euroasiatico. Ancora oggi la Federazione Russa riceve circa il 60-65% delle esportazioni totali della Bielorussia. Un cambio drastico rispetto al 35% (circa) precedente all’operazione militare speciale”. Spostando il focus sulle risorse energetiche, la dipendenza di Minsk da Mosca diventa ancora più lampante, superando l’80% delle importazioni totali[5].
La situazione è indubbiamente instabile e carica di incertezze sul lungo termine. Tuttavia, nel breve-medio periodo la Russia ha di fatto garantito la sopravvivenza economica della Bielorussia. Non solo: il relativo isolamento di Mosca, e soprattutto l’abbandono del mercato russo da parte di molte compagnie occidentali, ha significato nuove opportunità di crescita ed espansione per le aziende bielorusse. Dopo una forte contrazione di quasi il 5% nel 2022, la crescita del PIL ha sfiorato il 4% nel 2023, tenendo il passo anche nel 2024. Tuttavia, per il 2025 e il 2026 sono previsti rallentamenti, anche a fronte di un’inflazione in rapido aumento.
Nonostante la ripresa, l’economia bielorussa rimane significativamente indietro rispetto a come sarebbe stata senza incorrere nelle sanzioni e negli effetti della guerra[6]. La forte dipendenza da Mosca, inoltre, non è sostenibile sul lungo periodo, non solo a causa della conseguente dipendenza politica, ma anche per via del rischio di contagio in caso di difficoltà russe derivanti dall’economia di guerra, anch’essa destinata a rallentare bruscamente. L’alto grado di controllo statale in un gran numero di imprese bielorusse, protette dalla concorrenza e sostenute dal governo, inibisce innovazione ed efficienza in un Paese che necessità sempre più, invece, di crescere e diversificare rapporti economici e orizzonti politici[7].

Fonte: Eurasia Group
Nella SCO Minsk guarda a Mosca, ma anche a Pechino
L’ammissione alla SCO del primo membro situato interamente in territorio europeo apre a nuove frontiere di collaborazione fra Asia ed Europa. Per quanto il suo ultimo “acquisto” rappresenti notevoli opportunità per l’Organizzazione, l’adesione di Minsk è indubbiamente espressione degli obiettivi strategici di Lukašenka. La Bielorussia vede la SCO come un mezzo per accrescere e rafforzare la propria presenza in Eurasia, specialmente in settori come commercio, investimenti, energia, industria e infrastrutture. Nello specifico, Minsk punta a sincronizzare lo sviluppo dei corridoi di transito nord-sud ed est-ovest e collegarli alla Belt and Road Initiative cinese. La Russia Bianca mostra inoltre forte interesse nei confronti della possibile istituzione del Fondo di sviluppo della SCO e di una zona di libero scambio, mentre intende promuovere la creazione di un’istituzione finanziaria collettiva e di un meccanismo per i pagamenti bilaterali in valute nazionali.
Il tema forse più urgente per Lukašenka, però, è la diversificazione diplomatica ed economica. Vista la difficile o impossibile riconciliazione con l’Occidente, Minsk è alla ricerca di alternative alla quasi totale dipendenza dalla Russia. La loro lunga storia di cooperazione e alleanza è stata sublimata dalla creazione, nel 1999, del cosiddetto “Stato dell’Unione” dalle velleità federative. Non sono in pochi a giudicare l’ingresso bielorusso nella SCO come una naturale estensione di questa alleanza, per rafforzare i legami con la Federazione Russia e le altre ex Repubbliche sovietiche.
Tuttavia, l’adesione alla SCO e la probabile prospettiva di un ingresso nei BRICS può anche essere letta diversamente. La Russia è un membro fondatore di entrambi i blocchi, ma non li domina unilateralmente. Ciò permetterebbe a Minsk di diversificare le sue relazioni esterne senza però intaccare la sensibilità geopolitica di Mosca. È in questo quadro che Lukašenka e i suoi collaboratori guardano a Pechino, che ricambia l’interessamento. La Cina vede la SCO come uno strumento per promuovere stabilità regionale e sviluppo economico. Come già accennato, l’ingresso del primo paese europeo nell’Organizzazione può contribuire a rafforzare l’integrazione tra Asia ed Europa, creando nuove opportunità per commercio e investimenti. L’interesse di Lukašenka per l’alternativa cinese, infatti, viene perfettamente bilanciato dall’allettante prospettiva di vedere facilitato e rafforzato l’ingresso istituzionale della Cina all’Europa orientale, viste le urgenti esigenze di Minsk in campo economico e militare[8].
Per la Bielorussia, l’adesione alla SCO equivale a vedersi riconoscere un ruolo attivo e importante nella cooperazione e nella sicurezza della regione euroasiatica[9]. Lukašenka, tuttavia, vede la SCO anche come un mezzo attraverso cui amplificare la sua agenda anti-sanzioni. Questa, oltre a migliorare la situazione economica bielorussa, garantirebbe anche una velata forma di legittimazione al suo regime ultratrentennale[10].
Il settimo mandato di Lukašenka e il futuro di Minsk
L’ennesima vittoria annunciata del presidente al potere dal 1994 è arrivata con le elezioni del 26 gennaio, preventivamente condannate dall’Unione Europea già a partire da ottobre a causa del mancato rispetto di tutti gli standard internazionalmente riconosciuti e necessari al fine di considerare una tornata elettorale come giusta e libera[11].
“L’ultimo dittatore d’Europa”, come è stato definito Lukašenka, ha così ottenuto il settimo mandato consecutivo. Tuttavia, il presidente, più che nella vittoria – data per scontata da buona parte degli analisti – sperava in una qualche forma di legittimazione e riconoscimento da parte occidentale. E soprattutto in un allentamento del regime sanzionatorio europeo, che sta creando non pochi problemi all’economia bielorussa, costringendola ad appoggiarsi quasi interamente a Mosca, o a cercare sostegno cinese.
Lukašenka ha sperato, negli ultimi mesi, di ottenere quanto già ottenuto nel 2016, quando il Consiglio dell’UE decise di revocare alcune delle misure restrittive in vigore all’epoca, come riconoscimento a seguito del rilascio di tutti i prigionieri politici arrestati dal regime di Minsk. La liberazione di 115 oppositori, nella seconda metà del 2024, non è tuttavia apparsa sufficiente a Bruxelles, visti i circa 1300 ancora in carcere[12].
La Bielorussia si trova oggi in una condizione di crescente incertezza e instabilità. La resilienza economica dimostrata finora non può tenere per sempre e il così forte legame con Mosca rischia di impantanare Minsk in diverse problematiche economiche e politiche. Come la Russia, che ha iniziato a prendere sul serio la SCO a partire dal 2014, con l’annessione della Crimea e le conseguenti sanzioni occidentali, anche il regime di Lukašenka si trova oggi costretto a cercare di ampliare il proprio raggio d’azione internazionale. Con Bruxelles percepita ormai come irrecuperabile, Minsk guarda all’Eurasia, sperando di potersi svincolare da Mosca senza infastidire i cugini russi.
Andrea Stauder
[1] https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/cina-e-russia-schierano-sco-porte-deuropa-ecco-cosa-vuol-2342662.html
[2] https://jamestown.org/program/belarus-becomes-first-european-member-of-shanghai-cooperation-organization/
[3] https://eng.sectsco.org/20170109/192193.html
[4] https://www.consilium.europa.eu/en/policies/sanctions-against-belarus/
[5] https://freepolicybriefs.org/2024/10/21/economic-dependence/
[6] https://freepolicybriefs.org/2024/10/21/economic-dependence/
[7] https://www.newslettereuropean.eu/belarus-2025-economic-resilience-or-fragile-stability-in-lukashenkos-last-stand/
[8] https://jamestown.org/program/belarus-becomes-first-european-member-of-shanghai-cooperation-organization/
[9] https://valdaiclub.com/a/highlights/the-republic-of-belarus-in-the-sco-the-european/
[10] https://jamestown.org/program/belarus-becomes-first-european-member-of-shanghai-cooperation-organization/
[11] https://www.europarl.europa.eu/delegations/en/statement-on-the-so-called-2025-presiden/product-details/20241029DPU39588
[12] https://www.euronews.com/2024/10/23/belarus-parliament-date-for-sham-election-on-26-january-2025