Vladimir Putin correrà alle elezioni presidenziali russe del 2018 come indipendente anziché sotto il simbolo di Russia Unita, il partito nato per sostenere l’allora giovane Presidente nel 2001. La scelta di Putin non è casuale ed esprime la paradossale volontà del Presidente russo di presentarsi come candidato fuori dal sistema e libero da vincoli di partito. Russia Unita, infatti, sotto la guida del premier ed ex presidente Medvedev, è stata travolta da scandali finanziari che hanno visto lo stesso Medvedev indagato per corruzione, notizia alla quale è seguito un forte sdegno popolare nei suoi confronti.
Quale futuro si presenta quindi per Russia Unita dopo Putin? Il Presidente uscente in realtà ha già corso come indipendente nel 2004 ed è sempre stato sostenuto dal partito. Russia Unita infatti è nata per appoggiare fin da subito il potere costituito, con i prestigiosi endorsement che già nel 2001 arrivarono a Putin dall’ex premier Primakov (ideatore della politica estera russa della seconda metà degli anni Novanta) e da Jurij Lužkov (storico sindaco della Mosca post sovietica), entrambi tra i fondatori del partito.
Che Putin sia dentro o fuori dal partito, cambia relativamente poco, essendo sempre stata Russia Unita più uno strumento nelle mani di Putin per controllare il parlamento che una fucina di politici indipendenti o un attore autonomo nello scacchiere politico della Federazione.
Vladimir Putin, pressoché sicuro vincitore di queste presidenziali, potrà infatti contare sul supporto di Russia Unita sia alla Duma (controllata oggi al 75%, con 343 seggi su 450, dagli alleati del presidente) che nei parlamenti regionali.
Ad ogni modo, questo sarà l’ultimo mandato presidenziale per Vladimir Putin. Russia Unita, creatura promiscua accomunata solo dal patriottismo e dalla fedeltà allo “Zar”, potrà essere un buon bacino per pescare un delfino in grado di succedere a Putin tra oligarchi fedeli al Cremlino, siloviki (gli uomini degli apparati di sicurezza) e ambiziosi governatori regionali. Quel che è certo è che, al contrario di ciò che molti pensavano in passato, tale delfino non sarà Medvedev. L’ex presidente, infatti, non è più così giovane, e non è nemmeno popolare, a causa della sua gestione governativa e dei recenti scandali finanziari. Un discredito che, oltre a lui, coinvolge anche altri esponenti dell’entourage presidenziale.
Russia Unita potrà essere un buon bacino per pescare un delfino in grado di succedere a Putin
Cupcake Ipsum, 2015
Altri personaggi illustri di Russia Unita oltre Medvedev sono poi il ministro della difesa ed ex ministro per le emergenze Sergej Šojgu, oltre al presidente del Tatarstan Rustam Minnichanov, abile uomo d’affari e politico intelligente conosciuto in special modo per i suoi legami con imprese petrolifere ed energetiche americane. Mentre il primo pare sia stato ridimensionato dopo i successi in Siria dal Cremlino, il secondo ha un’influenza circoscritta alla sua (pur importante) repubblica. Entrambi, inoltre, hanno ormai una certa età alle spalle. Un terzo nome importante, probabilmente il più significativo per il futuro, è quello di Andrej Turčak, ex governatore dell’oblast di Pskov e miglior giovane uomo d’affari di San Pietroburgo nel 2004. Classe 1975, pochi mesi fa è stato sollevato dal suo incarico di governatore per giungere ad una delle massime poltrone della dirigenza nazionale di Russia Unita. Turčak tra l’altro ha importati conoscenze visto che suo padre, un ricco appassionato di judo concittadino del Presidente, conobbe Putin già negli anni Novanta iniziando con lui un rapporto di amicizia. Forse è un possibile delfino, quel che è certo è che si sta ritagliando nel panorama politico russo una certa (crescente) importanza. Russia Unita quindi può essere anche un buon trampolino di lancio.
Al dì là di astratte speculazioni sul futuro che conosceremo solo nei prossimi anni, a Mosca una certezza l’abbiamo. Per ora “tutto cambia affinché nulla cambi” come nella migliore tradizione del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Samuele Mosconi