Una nuova rubrica sul Profondo Nord russo, un territorio – tanto vasto quanto poco conosciuto – sempre più al centro delle dispute geopolitiche mondiali. Affronteremo il viaggio assieme ai colleghi di Osservatorio Artico e con i contributi scritti di Marco Leone, autore della seguente presentazione.
L’Artico è rosso, l’Artico è russo
Artide. Panoramica dall’alto. Le coste del Paese più grande del mondo sembrano tratteggiare un punto interrogativo con due risposte: l’Artico è rosso. L’Artico è russo.
È rosso perché, per cause umane, il serrato attacco dei raggi solari sta pericolosamente sciogliendo sicurezza e difese della plurisecolare sentinella silenziosa nordica. E perché il calore che investe la tundra minaccia la solidità dei sentieri su cui l’orso russo intende edificare progresso e sviluppo. Nella necessità di popolare il controllo dei territori impervi si insinua un altro pericolo. Anche questo è rosso. Ma non è russo. Ha i contorni di migliaia di ombre cinesi che insidiano le debolezze strutturali dell’anziana piramide demografica russa.
L’Artico è russo perché l’enorme impero che bacia i quattro angoli dell’emisfero boreale ha la testa in Europa, il corpo in Asia, le dita dei piedi a sfiorare l’America, ma le linee del suo sguardo segnano il Nord. Da ponente, meridione e levante le logiche mai andate in ghiacciaia della Guerra fredda tentano di ricacciare le aspirazioni dell’orso nel letargo di uno stagnante contenimento. Così la direttrice dell’agognata e necessaria espansione indica ineluttabilmente il parallelo zero. Osservando meglio, i litorali del quadrante sembrano racchiudere l’equazione artica in una parentesi che Washington non ha nessuna intenzione di aprire. Ma Mosca sì.
La Russia anela ciò che la Storia le ha negato: un mare caldo. Nonostante l’àncora gettata a Tartus, il Mediterraneo ultimamente è un tavolo con troppe increspature per giocare a Risiko; mentre a nord Mosca non deve chiedere il permesso. Se la globalizzazione è vigilata negli Stretti, Bering è anche nella sua amministrazione, passaggio fondamentale per dissetare la sete di energia asiatica e garantire futuribili traffici tra Europa e Oriente.
L’Artico sta cambiando. E chi non governa gli eventi sarà da essi governato. Ecco perché “deve” essere russo, come il titanico vessillo che sciorina nelle profondità del Polo geografico, a ribadire che, se la superficie del Mar Glaciale è blu per tutti, il cuore dei suoi fondali ha delle venature decisamente rosse. Perché l’Artico è Rosso. E il suo cuore è Russo. L’alternativa è una ressa. O una rissa. A voi la panoramica preferita.
Marco Leone