Il 2019 è e sarà un anno cruciale per l’Ucraina, con le elezioni presidenziali del 31 marzo ormai alle porte. Infatti, tra una stabilità economica in via di ritrovamento e le numerose riforme che Porošenko sta cercando di portare avanti (tra cui spicca sicuramente quella inerente all’anti corruzione), anche grazie alle promesse di intervento della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, il 31 marzo potrebbe proprio rappresentare un crocevia fondamentale per le aspettative europee in territorio ucraino.
Con un panorama di più di quaranta candidati, di cui i favoriti sono già stati dettagliatamente presentati da Giusy Monforte nel suo articolo, da che parte si schiera l’Europa? Quali sono le sue aspettative e quali riforme auspica in Ucraina?
Innanzitutto, è giusto prendere in considerazione l’attuale assetto delle relazioni tra Unione europea ed Ucraina, così da poter poi comprendere logicamente le aspettative europee circa queste elezioni. I rapporti tra i due partner sono al momento disciplinati dall’Accordo di associazione siglato nel 2014 ed entrato in vigore nel 2017. Questo testo si inserisce all’interno di una nuova generazione di Accordi che l’Unione conclude con alcuni dei Paesi rientranti nella politica di vicinato (ENP) e che vogliono rappresentare, in sostanza, una forma di cooperazione alternativa all’adesione di questi Stati all’Ue. L’importanza di questo testo risiede nel fatto che va a coprire e quindi disciplinare tutti gli aspetti delle relazioni Ue – Ucraina: cooperazione economica, nell’area della Politica estere e di sicurezza comune e nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Inoltre, collaborazione per quanto riguarda i diritti umani, lo stato di diritto e le libertà fondamentali; il dialogo politico e le riforme; cooperazione nel settore ambientale, agricolo e dei trasporti. Collaborazione, infine, in materia finanziaria. Tutto ciò ha alla base l’idea di un graduale avvicinamento all’acquis comunitario, in vista di (eventuali ma difficilmente ipotizzabili, vista la necessità di fuoriuscire dallo stato di guerra e di ricostruire la propria integrità territoriale) possibili sviluppi a livello del Trattato sull’Unione europea (TUE).
Se non è poi così scontato stabilire per quale candidato l’Unione europea e i suoi Stati membri facciano il tifo, dal momento che diversi candidati puntano ad avvicinarsi sempre di più all’Ue, è invece di più facile intuizione comprendere che cosa l’Europa si aspetti dal post elezioni. In primo luogo, bisogna tenere comunque a mente che l’Unione ha, in una certa misura, bisogno dell’Ucraina. Infatti, se il Paese è forte può contenere militarmente la Russia sul campo, oltre che essere un ottimo terreno di investimento sia a livello finanziario che di sicurezza per l’Europa.
Quindi, la domanda da porsi è la seguente: che cosa viene domandato all’Ucraina? In passato, di fatto venivano richieste soltanto la stabilità finanziaria e la trasformazione delle istituzioni, anche se in entrambi i casi si tratta di processi molto lunghi e che non sono ancora giunti al termine. Adesso invece? Che cosa chiedono l’Unione europea e i suoi Stati membri all’Ucraina post elezioni?Due cose impegnano maggiormente la concentrazione dell’occidente: l’economia e la sicurezza.
Per quanto riguarda il primo punto, l’economia è sicuramente la chiave per molti cambiamenti importanti. Una rapida crescita economica accenderebbe infatti la miccia per raggiungere ulteriori obiettivi, tra cui spiccano sicuramente la sicurezza (sulla quale ci soffermeremo tra poco), le riforme in ambito sociale e il rafforzamento della democrazia, il quale richiede una classe media economicamente appagata. L’Unione europea punta molto sulla crescita economica dell’Ucraina e questo per raggiungere una sempre maggiore integrazione tra i due partner, con la costruzione di una zona di libero scambio globale e approfondita, nella quale vengano meno tutte le barriere doganali, ostacolo agli scambi commerciali. Inoltre, l’Unione ha a cuore che l’Ucraina porti avanti una lotta spietata alla corruzione, lotta già intrapresa, come è stato riportato sopra, da Porošenko.
Per quanto riguarda il secondo punto, il settore della sicurezza ucraino risulta essere ormai fatiscente ed obsoleto. In questo caso, l’Unione europea e i suoi Stati membri si aspettano cambiamenti sin dal livello politico, fino ad arrivare agli organi di intelligence. In particolare, grosse aspettative vengono riposte su di una riforma del ministero della difesa, oltre che su una sempre maggiore cooperazione con le istituzioni europee. Di pari passo con la sicurezza, sicuramente l’Ue punta ad una riforma radicale della giustizia: le indagini inconcludenti circa le morti durante la Rivoluzione di Maidan rappresentano un chiaro esempio del mal funzionamento della macchina giudiziaria ucraina.
L’Ue riconosce, ad ogni modo, dei grandi passi in avanti in materia di pensioni (con il ricalcolo degli importi per alcuni settori di attività), di sanità (con la possibilità, ad esempio, per i cittadini ucraini di poter finalmente scegliere il proprio medico di famiglia a prescindere dalla residenza) e di decentralizzazione (con l’obiettivo finale di creare forti comunità locali che abbiano in gestione il budget di spesa per i proprio territorio). Riconosce, inoltre, la forte motivazione dell’Ucraina nel portare avantile riforme, soprattutto in ambito sociale, per avvicinarsi sempre di più agli standard dell’Unione (anche se a livello di Welfare c’è ancora molto lavoro da fare). Seguendo questa direzione, risulta chiaro quindi quello che l’Unione europea e gli Stati membri chiedono al futuro (e ormai prossimo) presidente ucraino:continuare il percorso di uniformazione all’acquis comunitario, in tutte le sue sfaccettature, così come ripreso nella lettera dell’Accordo tra i due partner.